Il castello della Rancia (MC)

Situato in val di Chienti, a pochi chilometri da Tolentino, nelle Marche, il castello della Rancia è stato testimone del passaggio di eserciti imponenti e della battaglia che da molti è considerata la prima del Risorgimento italiano.

Oltre le merlature del castello della Rancia, dall’alto dei camminamenti di ronda o della torre del mastio, il panorama spazia lungo la val di Chienti fino ai monti Sibillini. All’inizio della primavera le tonalità di verde che vanno dal delicato al brillante proseguono a perdita d’occhio fino a sfumare nel grigio-azzurro delle montagne, sulle cui vette la neve disegna linee bianche e forme fantasiose.
In estate ampie distese di girasoli saturano il paesaggio di un giallo intenso, mentre in autunno i colori della natura illanguidiscono in una tavolozza ricca di tinte che ispirano passione, romanticismo ed un velo di nostalgia.
In questo contesto naturalistico il castello della Rancia spicca per la sua presenza solitaria, in mezzo al nulla, in pianura. Qualche albero prova a celare senza successo il corpo rettangolare, sormontato dalle merlature ghibelline e da torri angolari. L’accesso, protetto da un fossato e da una torre di guardia adiacente al mastio, era permesso da un ponte levatoio, oggi sostituito da uno in muratura.
foto Castello della RanciaNon era un castello con valenza militare, ma una casa colonica fortificata, eretta nel medioevo per difendere le derrate alimentari appartenenti alla vicina Abbazia di Fiastra. Successivamente, nel XIV secolo, fu ampliato e trasformato in una dimora signorile dalla famiglia dei Varano e fu testimone del passaggio del capitano di Ventura Andrea Fortebraccio, noto anche come Braccio di Montone, accompagnato dal condottiero Niccolò Piccinino e da un grande esercito di mercenari, tutti impegnati nella campagna di conquista delle città dell’Italia centrale. Il loro passaggio nel 1422 portò al saccheggio ed alla distruzione di parte dell’Abbazia di Fiastra e all’uccisione di molti frati. Il castello fu testimone anche del passaggio di Francesco Sforza e del suo esercito, intervenuto su richiesta di Papa Martino V per fermare il Fortebraccio.
Nel 1581 fu affidato ai Frati Gesuiti, che lo riportarono ad essere una casa colonica, dedicata al riparo e all’ospitalità dei pellegrini che viaggiavano lungo l’antica via Lauretana.
Fu Papa Pio VI, nel 1782, a farne dono alla famiglia Bandini, insieme al resto degli altri possedimenti dell’Abbazia della Fiastra, ormai in forte declino e senza una guida: questi infatti erano stati amministrati dall’ordine della Compagnia di Gesù, che però era stato soppresso circa un decennio prima.
Infine, le prime luci dell’alba del 2 maggio 1815 illuminarono due schieramenti contrapposti: da una parte l’esercito austriaco, insediato a Tolentino e guidato dal generale Federico Bianchi; dall’altra gli avamposti delle truppe napoletane, comandate dal re Gioacchino Murat in persona, accampato a Macerata.
I rulli dei tamburi annunciano lo scontro imminente. Gli avamposti delle due armate avanzano e la battaglia ha inizio proprio di fronte al castello della Rancia. L’armata Napoletana avanza con forza e prende il castello: l’impeto di re Gioacchino, valoroso condottiero, cognato di Napoleone, è già leggenda; la sua fama è legata alle cariche con le quali aveva condotto più volte l’esercito francese alla vittoria durante le campagne napoleoniche.
Gli scontri proseguirono vigorosamente fino a notte fonda.
Alle prime ore del 3 maggio una fitta nebbia copriva il campo di battaglia, come un sudario. Lo scontro iniziò più tardi quella mattina e presto rimbombarono i colpi dei cannoni, accompagnati da un fuoco di fucileria spaventoso. Il teatro della battaglia era sui campi della Rancia e si estendeva verso le colline di Monte Milone, l’attuale Pollenza. Il castello fu preso e ripreso per ben tre volte. L’ala sinistra degli austriaci faticava a resistere agli attacchi dei napoletani, che sembravano ormai aver la vittoria in pugno, e le truppe austriache iniziarono a ritirarsi sulle alture, verso posizioni meglio difendibili. Le truppe napoletane, per meglio affrontare la cavalleria nemica, avanzarono in quadrati, detti carrè, ma questo li rallentò e li rese facili bersagli per l’artiglieria avversaria. La giornata proseguiva con lunghi e sanguinosi scontri a vicende alterne quando, nel tardo pomeriggio, si sparse la voce che stavano arrivando i rinforzi austriaci comandati del generale von Neipperg e che nelle regioni meridionali parte della popolazione si stava sollevando in favore dei Borboni, i precedenti signori di Napoli. All’impeto subentrò la paura. La stanchezza e lo sconforto piegarono il morale dei soldati napoletani, che iniziarono una ritirata disordinata e rovinosa al punto da sembrare una fuga; nel caos generale ci furono molte diserzioni. L’armata di Re Gioacchino si disperse, lasciandosi alle spalle oltre mille morti, centinaia di feriti e circa duemila prigionieri.
L’epica battaglia di Tolentino lasciò dietro di sé un paesaggio desolato: centinaia di corpi senza vita erano disseminati ovunque sulla piana della Rancia. Molti furono pietosamente raccolti; alcuni furono dati alle fiamme, altri seppelliti in fosse comuni; nei dintorni furono costruiti molti ossari. Si narra che nel bel cortile interno del Castello della Rancia si celi una cisterna dove molti furono sepolti, rimasti senza un nome: erano talmente tanti che la cisterna ne fu riempita fino all’orlo, sebbene fosse profondissima.
Oggi il castello è visitabile, è sede di un museo civico archeologico e spesso vi sono organizzate delle manifestazioni artistiche e culturali. Foto cortile castello della RanciaOgni anno viene organizzata una rievocazione storica con centinaia di figuranti in divise ed armi d’epoca, che mettono in scena non solo la battaglia, con tanto di fucili e cannoni, ma anche la ricostruzione della vita di campo del soldato di allora, con le manovre, le parate, le ronde, il rancio, la preparazione e pulizia delle armi. È un tuffo nel passato, curato nei particolari, per meglio comprendere un evento che tanta importanza ha avuto nella storia, essendo stato accolto da storici e letterati come l’inizio del Risorgimento Italiano.

Città Tolentino

Provincia Macerata

Regione Marche

Coordinate GPS 43°13′51.24″N 13°21′20.88″E

Come arrivare

In auto: da Ancona. Prendere l’autostrada A14 fino all’uscita Macerata – Civitanova ed imboccare la SS 77. Uscire a Tolentino – Zona industriale e seguire le indicazioni per Macerata – Sforzacosta. All’incrocio tenere la destra e proseguire dritto sulla SP 77 per 1,4 Km, poi svoltare a destra e proseguendo diritto vi troverete il Castello della Rancia proprio davanti.

Cosa visitare nei dintorni

– Tolentino (MC)
– Urbisaglia (MC)
– Macerata

Per saperne di più

È possibile trovare tutte le informazioni relative alla rievocazione storica sul sito istituzionale della manifestazione: http://www.tolentino815.it/

Se ti appassionano i castelli italiani, potrebbero interessarti anche i seguenti articoli:
Soave di nome e di fatto (VR)
Il Castello di Castelbello (BZ)
Trezzo sull’Adda: leggendaria terra di confine (MI)
Il fascino del Castello di Fénis (AO)
Vigoleno e il salottino del bel mondo (PC)
Monteriggioni di torri si corona (SI)
Populonia e la storia scomparsa (LI)
A Gradara c’è il castello di Paolo e Francesca (PU)
Il grande film di Sermoneta (LT)
Rocca Calascio: un gioiello da riscoprire (AQ)
Visita al castello di Arechi II (SA)
Castel del Monte: “Stupor Mundi” stupisce ancora (BT)
Castel Sant’Angelo a Taranto svela la sua storia (TA)
Sulle ali del Castello di Acquafredda (SU)

Il Castello della Rancia è stato ritratto nella celebre serie filatelica i “Castelli d’Italia”. Se cerchi soggetti simili, potrebbero interessarti anche:
– 20 L. Castel del Monte, ad Andria
– 50 L. Rocca di Calascio, a L’Aquila
– 80 L. Castello di Sabbionara
– 180 L. Castel Gavone a Finalborgo
– 700 L. Castello d’Ivrea
– 850 L. Castello di Arechi, a Salerno
– Biglietto postale da 300 L. Castello della Rancia
– Cartolina postale da 500 L. Castello di Monselice
– Cartolina postale da 650 L. Castello di Acaya
– Valore complementare: 50 L. Castello di Scilla

Visits: 445

Condividi

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*