Il Parco della Rocca di Arona (NO)

Parco della Rocca di Arona

Il Parco della Rocca di Arona è una vasta area verde e ben curata, con un ricco patrimonio botanico; sorge sulla sommità di un colle con vista panoramica mozzafiato e custodisce i ruderi di una roccaforte che riesce ancora a destare meraviglia.

C’era una volta una rocca.
Sorgeva sulla sommità di un colle che domina la sponda sud-occidentale del Lago Maggiore.
Era una delle roccaforti meglio difese di tutto il Ducato di Milano: il suo sistema difensivo comprendeva ben cinque cinte murarie, imponenti bastioni ed un articolato sistema di torri, alcune delle quali dotate di batterie di cannoni su più livelli; dal borgo di Arona l’accesso alla rocca era possibile solo attraversando un ponte levatoio.
Il sistema murario più interno includeva la parte più antica, con gli appartamenti dei Borromeo, i signori feudali, la chiesetta di S. Ambrogio, la Piazza d’ Armi, il quartiere dei soldati, l’armeria, il forno ed i magazzini per stoccare approvvigionamenti e munizioni. Una cortina muraria si allungava fino al borgo ed un’altra discendeva il pendio del colle per proteggere il porto militare, indispensabile per i rifornimenti in caso di assedio. A quello si poteva arrivare attraverso una strada segreta, una galleria ben protetta, per alcuni tratti scavata nella roccia, nascosta alla vista dei nemici ed in parte ancora percorribile. Secondo una leggenda, questa proseguirebbe sotto il lago, fino a raggiungere la Rocca di Angera, la dirimpettaia fortificazione gemella che Vitaliano Borromeo, non badando a spese, acquistò nel 1449 insieme al borgo per 12800 lire imperiali.
Resti delle Mura della Rocca di AronaInfeudato da Filippo Maria Visconti nel 1439, e da questo titolato Conte nel 1445, Vitaliano si impegnò per lo sviluppo urbanistico di Arona; suo figlio Filippo seguì le orme del padre ed il borgo e la rocca prosperarono in un secolo d’oro.
Tra gli assedi subiti nel tempo, uno dei più famosi ebbe inizio il 3 dicembre 1523 e durò circa un mese, durante il quale l’esercito francese schierò diecimila fanti, centinaia di cavalieri ed 8 cannoni nel tentativo di prendere la rocca. I difensori erano circa un terzo ma ben difesi dalla posizione a strapiombo sul Lago Maggiore e dalle robuste cinta murarie che furono cannoneggiate per una settimana senza esserne danneggiate in modo significativo. A nulla valsero tre tentativi di assaltarle se non a perdere millecinquecento soldati che morirono tra colpi di schioppo e di pezzi d’artiglieria. Alla fine gli assedianti dovettero battere in ritirata, incalzati dall’arrivo dei rinforzi nemici.
Neppure i sette fulmini che nel tempo colpirono la rocca facendone esplodere le polveriere, riuscirono a causarne la distruzione; ci riuscì Napoleone, ben accolto dagli aronesi ed acclamato come liberatore; questi decise la demolizione della rocca per impedire che potesse cadere in mano austriaca.
Parco della Rocca di AronaIl giovane Marie-Henri Beyle, in arte Stendhal, era presente durante l’ultimo assedio di Arona, quello del 1800, quando un proiettile colpì accidentalmente la vicina statua del Sancarlone, “per fortuna senza danneggiarla”. In una lettera alla sorella Paolina raccontò che “D’un tratto ci si volge e ci si trova ai piedi della fortezza e della città d’Arona. Non ho mai visto un aspetto più imponente, […] in cima un forte inespugnabile circondato da cinque muri di cinta che ne rendono impossibile l’accesso, una torre slanciata, in alto il tricolore. D’improvviso, vengono esplosi diciannove colpi di cannone, una pioggia di terra cade nel lago e ne intorbidisce per un istante le acque limpide.
L’assedio si concluse solo perché gli Austriaci lasciarono la rocca avendo saputo della sconfitta delle truppe imperiali a Marengo. La fortezza fu demolita con cariche esplosive. Le detonazioni proseguirono per quasi un anno, a spese della città e dell’Alto Novarese. Le pietre crollate a terra furono recuperate ed usate per la massicciata del Sempione, una strada “moderna” voluta per valicare agevolmente l’omonimo passo e raggiungere Milano velocemente.
Parte delle prime due cinte murarie, qualche muro ed alcune torri sono rimaste in piedi, a testimoniare la passata grandezza. Alzando lo sguardo, cerchiamo le finestre della “Camera dei Tre Laghi”, nella quale nacque San Carlo Borromeo il 2 ottobre 1538.
Tutto intorno a noi c’è un vasto parco verde con un piccolo laghetto dove nuotano le anatre; le essenze come il ginestrino, il pruno, il frassino, l’acero, il ligustro ed il sambuco lo impreziosiscono di un percorso botanico. Un cartello indica l’inizio del tunnel segreto che un tempo portava al porto militare, altri raccontano la storia di Arona, la sua rocca e la famiglia Borromeo che per secoli ne ebbe cura.
Tramonto dal Parco della Rocca di AronaRestiamo incantati dalla bellezza del paesaggio, che da una parte si apre abbracciando la vastità dal Lago Maggiore fino alla Svizzera e dall’altra scende sui tetti rossi del paese sotto di noi. Proprio di fronte, sulla sponda lombarda, c’è la Rocca di Angera, che Philippe Daverio definì “spavalda”; guardarla arrossire mentre il cielo si colora preparandosi al tramonto, aggiunge ancora un po’ di poesia ad uno spettacolo dal romanticismo commovente.

Città Arona

Provincia Novara

Regione Piemonte

Coordinate GPS 45°46′13″N 8°32′36″E

Come arrivare

In auto: da Torino. Si segue l’Autostrada A26 fino all’uscita Arona. Da qui seguire le indicazioni per il centro e per il Parco della Rocca. Lo spiazzo antistante l’entrata offre parcheggi gratuiti ma in numero ridotto.

In treno: Stazione Ferroviaria di Arona.

Per saperne di più

È possibile trovare tutte le informazioni relative al Parco della Rocca di Arona sul sito: https://www.parcoroccaarona.com/

La citazione riportata di  Stendhal è tratta da una lettera che egli mandò alla sorella Paolina, raccolta nell’antologia “Milano. Architettura e Musica”.
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