All’imboccatura della Valle di Cogne, il ponte-acquedotto di Pont d’Ael è un esempio emozionante delle brillanti capacità ingegneristiche dei Romani di duemila anni fa.
Il cartello affisso su un muro annuncia l’inizio del “village du PONDEL”, un paese minuscolo, immerso nel verde della valle di Cogne e circondato dalle montagne. Le case sono di pietra, con i ballatoi in legno, alcune sono intonacate di fresco; ovunque ci sono fioriere colorate e ci accompagna il suono gorgogliante e festoso dell’acqua che scorre.
Bastano pochi minuti per attraversare tutto il paese ed il vero spettacolo ci attende alla fine, ben segnalato dai cartelli. Eccolo, il Pont d’Ael, un ponte-acquedotto di pietra ad un’unica ampia campata, lungo una sessantina di metri, che attraversa una forra molto profonda e pare allungarsi fino a distendersi lungo il fianco boscoso del monte di fronte.Ha la parete traforata e, sotto un marcapiano, due grandi lapidi con iscrizioni in latino ne raccontano la storia. Era un’opera privata, costruita più di duemila anni fa, nel 3 a.C., durante il regno dell’imperatore Cesare Augusto. Il committente era Caius Avillius Caimus, un importante imprenditore edile, esponente di una ricchissima famiglia di origine padovana, gli Avilli, proprietari di numerose fabbriche di laterizi e di cave di marmo ed attivi nella realizzazione di grandi opere.
In particolare, la monumentalizzazione della città di Augusta Praetoria, l’attuale Aosta, richiese una grande quantità di marmo bardiglio, un materiale di colore grigio-azzurro o grigio perla venato, proveniente principalmente dalle cave di Aymavilles. Per tagliarlo e lavorarlo era necessaria molta acqua e Caius Avillius trovò il modo di farla arrivare dove serviva.
Pochi chilometri a monte, là dove il letto del torrente Grand Evya si restringe, fece scavare nella roccia una presa per convogliare l’acqua in un sistema di canali aperti lungo sei chilometri, in parte ancora visibile, in parte perduto ed in parte diventato un sentiero per escursionisti.
La ghiaia che ricopre il piano di calpestio del ponte nasconde un pavimento di grosse lastre di pietra squadrate, reso impermeabile da uno strato di malta idraulica: stiamo camminando all’interno del canale dove un tempo scorreva l’acqua, in direzione contraria ai nostri passi.
Affacciandoci dal parapetto, il panorama si offre nella sua selvaggia bellezza: in basso, oltre lo strapiombo ricoperto d’edera ed altra vegetazione lussureggiante, il torrente Grand Evya scorre gorgogliando in bianche cascatelle tra le pareti di roccia profonde, ripide e scoscese, che pazientemente ha scavato e levigato.
Giunti dall’altra parte, un sentiero ci accompagna pochi metri più in basso, in un’ampia curva che offre sia una nuova prospettiva del ponte appena percorso, sia tabelloni esplicativi che informano sul sito e sulle indagini archeologiche condotte.
Una porticina ci permette di rientrare nella struttura: al di sotto del canale lungo il quale scorreva l’acqua c’è un passaggio, inizialmente pensato come corridoio di ispezione dell’acquedotto ma poi utilizzato per l’attraversamento di uomini ed animali. È un lungo cunicolo largo poco più d’un metro; dalle aperture che traforano la parete filtrano luce ed aria.
La pavimentazione, che anticamente era composta da assi di legno con botole, oggi è costituita da lastre di vetro trasparente, illuminate dal basso. Guardando in giù si scopre che la struttura è cava, divisa in compartimenti, con un vertiginoso salto di tre metri. Questa soluzione ingegneristica non solo ha permesso di risparmiare sulla pietra necessaria per costruire il ponte-acquedotto, andando così ad abbassare il costo ed i tempi di realizzazione; rende anche la struttura leggera, elastica e resistente alle sollecitazioni, come è necessario per evitare che collassi, poiché la parte sinistra del ponte è ancorata nella roccia ma l’altra è solo poggiata sul fianco della valle.
Arrivati dall’altra parte, una passerella di metallo sostituisce un tratto dell’antica strada romana, franata nel torrente. La attraversiamo, voltandoci per dare ancora uno sguardo a Pont d’Ael, alla sua semplice bellezza, con l’emozione di aver camminato su un pezzo di storia.
Città Pondel
Provincia Aosta
Regione Valle d’Aosta
Coordinate GPS 45°42′03.95″N 7°14′26.79″E
Come arrivare
Pondel dista appena 5 Km da Aymaville.
In auto: da Aosta. Si segue la SR20 per 12 Km in direzione sud. Dopo aver superato Aymaville, si trova l’indicazione sulla destra. Da qui si scende fino al parcheggio all’entrata del paese.
In autobus: La Val d’Aosta è servita dalla SAVDA. Per orari e tariffe si faccia riferimento al sito: http://www.savda.it/
Cosa visitare nei dintorni
– Aymaville (AO)
– Cogne (AO)
– Castello di Sarre (AO)Per saperne di più
È possibile trovare molte informazioni utili su Pont d’Ael sul sito internet: https://www.comune.aymavilles.ao.it/turismo/territorio/castelli-e-dintorni/pont-d-ael.
Nella vicina Donnas (AO) sono bene visibili le tracce lasciate dai Romani del periodo augusteo.
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