Situata a pochi chilometri da Napoli, l’area archeologica di Pompei rappresenta “una testimonianza completa e vivente della società e della vita quotidiana in un preciso periodo storico e non trova equivalente in nessuna parte del mondo” (UNESCO, 1997).
Nel febbraio del 2017 a Pompei è stata ritrovata una lapide monumentale, lunga oltre quattro metri, in memoria di un “vir illustris” che, raggiunta l’età adulta, organizzò un banchetto memorabile: ai lati della lunghissima tavolata aveva fatto allestire centinaia di triclini, in ognuno dei quali stavano comodamente quindici persone. Aveva anche organizzato degli spettacoli all’arena e per l’occasione erano stati coinvolti quattrocentosedici gladiatori.
L’arena era un anfiteatro talmente grande da poter contenere fino a ventimila persone e gli spettacoli organizzati erano tali da richiamare spettatori anche dalle città vicine.
Pompei era una città piena di vita e fervente di attività: grazie alla “pax romana” prosperava e si arricchiva; era già una città antica, grande e bellissima, circondata e protetta dalle mura di cinta.
A Pompei c’erano numerosi templi dedicati a diversi culti e divinità, impreziositi da intarsi e statue di marmo raffiguranti dei, eroi o imperatori nelle pose classiche e ravvivati da sapienti pennellate di colore. Nell’ampia basilica erano amministrati gli affari e la giustizia; il foro triangolare era circondato da un elegante colonnato a due piani e nel grande mercato si vendevano carne, pesce, frutta, verdure, spezie e perfino il pepe proveniente dall’India; sotto i portici c’erano varie botteghe e cambiavalute. C’erano terme e fontane ovunque: l’acqua arrivava dall’acquedotto augusteo, lungo centoquaranta chilometri, il più grande acquedotto del mondo antico, un mirabile esempio delle capacità dell’ingegneria romana. Le abitazioni erano generalmente a due piani con infissi in legno ed i soffitti avevano motivi complessi e colori luminosi; non avevano finestre verso l’esterno e prendevano la luce dall’ampio cortile centrale. Anche la mobilia era di legno: letti, sedie, tavoli, credenze, tutto l’occorrente per una casa funzionale e confortevole. Alcune erano affrescate in modo raffinato e avevano i pavimenti ricoperti da coloratissimi mosaici che rappresentavano scene mitologiche o avvertimenti come “attenti al cane”; alcune vantavano bellissimi giardini, con fontane, giochi d’acqua e voliere.
C’erano taverne e barbieri ed altri negozi. Un bordello, con i piccoli letti in muratura, offriva un “catalogo delle possibili prestazioni” dipinto alle pareti. C’erano graffiti con scritte elettorali sui muri esterni degli edifici e cartelli in cui si avvisava che comportamenti poco civili come rompere o sporcare una fontana sarebbero stati multati o puniti con la frusta.
Pompei si trovava non lontana dal mare, adagiata sul pendio di un monte talmente fertile da risultare una benedizione, ricoperto di campi che potevano offrire fino a tre o quattro raccolti all’anno, di ampi vigneti pregiati e boschi lussureggianti ricchi di cacciagione. Faceva eccezione la sommità che il geografo Strabone descrisse come “per buona parte piana, ma del tutto sterile, dall’aspetto cinereo: essa mostra delle cavità con fessure che si aprono su rocce fuligginose in superficie come fossero state divorate dal fuoco.”
Anche quel giovedì lo zampillare delle fontane era sovrastato dai rumori dei carri che trasportavano cose e persone traballando sul selciato, dai richiami degli ambulanti, dai rumori delle riparazioni dei danni causati dal terremoto del 62. Era un’altra calda giornata di agosto, assolata ed afosa, di quelle in cui non soffia neppure un filo d’aria, eppure in lontananza lo scintillante riverbero del mare era frastagliato da piccole onde bianche. Poi all’improvviso piatti e bicchieri iniziarono a tintinnare sempre più forte, spostandosi da soli sui tavoli imbanditi; la terra iniziò a tremare sempre più violentemente ed un potente boato squarciò l’aria con tale intensità da essere sentito fino a Roma. Era l’una del pomeriggio del 24 agosto 79 e la cima del monte era esplosa proiettando nel cielo una colonna di fumo, cenere e materiale vulcanico alta quasi trenta chilometri, stretta alla base, che, salendo, andava allargandosi in cima, disegnando nel cielo qualcosa che sembrava un gigantesco pino marittimo. L’immensa nuvola nera continuava ad espandersi per chilometri nascondendo il sole, percorsa da sinistri lampi rossastri ed iniziarono a piovere dal cielo lapilli di pietra pomice, leggeri e porosi, prima bianchi e poi grigi. Era una pioggia intensa ed incessante che in breve tempo avvolse ogni cosa come un sudario. Dopo interminabili ore i tetti iniziarono a crollare per il peso. Qualcuno si fece coraggio e caricò i propri averi su un carro, qualcuno semplicemente fuggì riparandosi la testa con un cuscino legato sotto il mento con strisce di tela strappate dalle lenzuola. I Pompeiani si trovarono in un paesaggio apocalittico e surreale: era buio e sembrava che un manto di neve, alto qualche metro, avesse coperto ogni cosa; come neve fresca lo strato di cenere e lapilli cedeva sotto i loro passi, mentre, arrancando, cercavano di mettersi in salvo.
All’alba del 25 agosto il cielo era ancora buio: la spessa nuvola nera non lasciava filtrare la luce del sole nascente; l’aria puzzava di zolfo e regnava un silenzio di morte. La strana pioggia era cessata e dallo spesso strato di cenere emergevano solo i tetti e le cime degli alberi. Qualcuno era tornato a Pompei per cercare una persona cara, qualcuno per prendere le ultime cose, qualcuno per svaligiare le case abbandonate in fretta; qualcuno se ne stava andando e si era avvolto una sciarpa intorno al naso ed alla bocca per proteggersi dai miasmi sulfurei. Poi all’improvviso calò su Pompei una colata piroclastica, velocissima e letale, silenziosa come un sibilo rovente, che travolse con violenza ogni cosa. Era composta di cenere, materiale vulcanico e gas velenosi ad una temperatura di oltre trecento gradi centigradi. Nulla poteva sopravvivere al suo passaggio. I Pompeiani rimasti la videro arrivare: sembrava una valanga e cercarono un riparo invano. Qualcuno si accoccolò al coperto, qualcuno fu travolto mentre correva. Un cane fu preso dalle convulsioni. Nella fuga una giovane sposa cadde a terra, forse svenuta, indebolita dalla gravidanza ormai evidente ed il suo sposo le si sdraiò accanto per proteggerla e le riparò il viso con un lembo della propria tunica; una coppia di amanti si strinse in un ultimo abbraccio: tutti furono colti dalla morte in pochi istanti e rimasero sepolti sotto metri di cenere e pietra per secoli. Fu solo nel XVIII secolo, sotto il regno di Carlo III di Borbone, che Pompei fu riscoperta e presto fu inserita tra le mete del Gran Tour. Nel 1787 vi giunse anche Goethe, per ammirare “quelle magnifiche viste già note a noi grazie ai pittori di paesaggi”.
Sotto l’Unità d’Italia gli scavi erano presieduti da Giuseppe Fiorelli, un brillante ed appassionato archeologo, che ebbe l’intuizione di riempire col gesso i vuoti lasciati dai corpi ormai decomposti di uomini ed animali sommersi dall’eruzione, ottenendo i calchi che ancora oggi oltre due milioni e mezzo di visitatori ammirano ogni anno durante la visita al sito archeologico. Ciascuno di loro è ritratto nell’attimo esatto della morte; i gesti immobili dei loro corpi raccontano una storia senza parole, che ci conduce alla scoperta di una civiltà perduta, della quale siamo gli eredi.
Città Pompei
Provincia Napoli
Regione Campania
Coordinate GPS 40°45′03.96″N 14°29′24″E
Come arrivare
In auto: da Napoli. Prendere l’autostrada A3 Napoli-Salerno, proseguire verso sud per circa 25 km, fino all’uscita Pompei-Ovest. Da qui seguire le indicazioni fino agli scavi.
In autobus: Pompei è collegata a Napoli dagli autobus della SITA. Per maggiori informazioni su orari e costi è possibile consultare il sito internet http://www.sitasudtrasporti.it/
In treno: Stazione ferroviaria di Pompei-Scavi sulla linea Circumvesuviana.
Cosa visitare nei dintorni
– Napoli
– Salerno ed il castello di Arechi II
Per saperne di più
È possibile trovare tutte le informazioni relative al Parco Archeologico di Pompei sul sito: http://www.pompeiisites.org/ e c’è anche la pagina facebook https://www.facebook.com/pompeiisoprintendenza.
Le ultime ore di Pompei sono raccontate nel romanzo “Pompei” di Robert Harris, pubblicato nel 2003; se vuoi riscoprire le ambientazioni dei romanzi o saggi che potresti aver letto, non perderti gli articoli raccolti in questa sezione:
– https://www.travel-experience.it/category/romanzi/Nel 1997 Pompei è stata dichiarata “Patrimonio dell’Umanità” dall’UNCESCO. Se ti appassionano i siti UNESCO italiani, potrebbero interessarti anche i seguenti articoli:
– Gli animali ad Aquileia (UD)
– Palmanova ennagono perfetto (UD)
– Le monache del monastero di Torba (VA) insieme a La seconda vita di Castelseprio (VA)
– Crespi d’Adda: la Company Town ideale (BG)
– I Trulli di Alberobello (BA)
– Castel del Monte: “Stupor Mundi” stupisce ancora (BT)
– I sassi di Matera (MT)Il Sito archeologico di Pompei è uno dei siti archeologici più importanti e meglio conservati; se vuoi approfondire le testimonianze lasciate dall’antica Roma, potrebbero interessarti anche i seguenti articoli:
– Il bacio di Ostia Antica (Roma)
– Gli animali di Aquileia (UD)
In generale, su questo sito c’è una sezione dedicata ai siti archeologici italiani visitabili:
– https://www.travel-experience.it/category/archeo/Il 10 giugno 1989 a Pompei è stato dedicato uno dei francobolli della Serie Turismo, XVI edizione, del valore facciale di 500 Lire.
Se cerchi i luoghi italiani immortalati nel celebre ciclo filatelico emesso a partire dal 1974, ne troverai molti nella sezione dedicata:
– https://www.travel-experience.it/category/i-luoghi-della-filatelia/
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