La seconda vita di Castelseprio (VA)

Situato su una collina boscosa del Varesotto, in posizione dominante sulla valle dell’Olona, il parco archeologico di Castelseprio è patrimonio UNESCO dal 2011, essendo un’importante testimonianza del ruolo dei Longobardi in Italia.

È autunno e le foglie cadono dagli alberi con un fruscio leggero. Camminiamo in silenzio su un tappeto morbido e dorato; i suoni che ci accompagnano sono quelli prodotti dai nostri passi. Siamo a Castelseprio, nel bosco che circonda l’area archeologica. I cartelloni esplicativi raccontano una storia antica, iniziata tra il III ed il IV secolo, quando questa zona era abitata dai Galli Insubri, presto sostituiti da un avamposto militare romano. Non durò a lungo e cedette il campo ai Goti di Teodorico. Questi spogliarono le necropoli dei corredi funerari e riutilizzarono le pietre tombali, insieme a ciottoli di fiume, per costruire una lunga cinta muraria che si allungava verso il fondo valle, fino a Torba. Racchiudeva tutto il castrum con un abbraccio di quasi novecento metri e si interrompeva solo in prossimità dell’unica porta di accesso, che si apriva su un ponte del quale sono rimasti solo i basamenti. Oggi è possibile camminare lungo buona parte dell’antico tracciato, segnalato dai cartelloni illustrativi che ne raccontano la storia. Ne costeggiamo i resti, ormai poco più di un basso muretto; all’epoca, però, erano mura alte e invalicabili, intervallate da torri di guardia quadrangolari ormai scomparse, a meno delle fondamenta.Foto resti delle mura di CastelseprioDa qui è facile comprendere l’importanza strategica di Castelseprio, sorta sulla cima di una collina morenica dai fianchi scoscesi, a controllo della valle dell’Olona e delle vie che collegavano Como a Novara e che portavano a Milano e a Bellinzona, oltre le Alpi. Adesso il paesaggio è in parte nascosto dalla folta vegetazione.
Camminiamo calpestando una soffice coltre di aghi di pino dalla quale affiorano le radici degli alberi e numerosi funghi. Arriviamo ai resti della casaforte, la sede dell’autorità laica, che era costruita su più piani e con mura robuste e spesse quasi due metri. Si alzano verso il cielo le pareti dell’abside della Basilica di San Giovanni Evangelista; forse il suo campanile era stato una torre di avvistamento romana, successivamente riconvertita. Sul lato sinistro c’è il Battistero, più antico di un secolo, che era pavimentato con marmo bianco e nero.
La guerra greco-gotica precorse la breve dominazione bizantina sotto l’imperatore Giustiniano, che cercava di ripristinare il Sacro Romano Impero, ma, già nel 588 dopo Cristo, Sibrium fu espugnata dai Longobardi, che la tennero stretta per oltre due secoli. Qui si insediò una ricca aristocrazia in diretto contatto con la corte di Pavia e l’importanza del ruolo di Sibrium è testimoniata dal fatto che batteva moneta e vi si tenevano fiere e mercati.
Durante il periodo longobardo l’Abbazia di San Giovanni fu ingrandita ed abbellita con affreschi ormai perduti; l’intero complesso fu ampliato ed esteso, inglobando il battistero ed annettendo una cisterna per la raccolta dell’acqua ed un cimitero con lapidi adorne di croci scolpite a forma di spada. Poco lontano fu costruita anche la chiesa di San Paolo, forse un ricco mausoleo privato. Fecero la loro comparsa nuove case e botteghe artigiane, delle quali ormai rimangono grosse pietre ben allineate che affiorano dall’erba.Foto fondamenta case di CastelseprioFu un periodo di pace tale che l’imponente torrione di Torba divenne parte di un monastero benedettino femminile. Fuori dalle mura nacque un borgo del quale rimane solo la chiesetta di Santa Maria Foris Portas. Gli scavi della seconda metà del secolo scorso portarono alla luce numerosi reperti, dagli utensili di coccio ai calici di vetro, alle armi e i foderi e gli speroni, ai monili e le monete d’oro: sono custoditi nell’antiquarium e raccontano una situazione di prosperità che non mutò neppure sotto il dominio carolingio, quando fu costituito il Contado del Seprio, che comprendeva territori tra il Lago Maggiore e quello di Como. Castelseprio ne era il centro amministrativo, giudiziario e militare.
La sua importanza si mantenne nei secoli ed è testimoniata anche dall’elezione di alcuni suoi prelati ad Arcivescovi tra il X e l’XI secolo. Il suo esercito prese parte all’assedio di Milano nel 1162 a fianco del Barbarossa e partecipò alla distruzione della città. Infine si schierò dalla parte dei Della Torre quando questi contesero ai Visconti il dominio su Milano. Fu una guerra sanguinosa, con numerose battaglie e saccheggi. Né la violenza, né i lunghi assedi poterono nulla contro le difese del Castello del Seprio che, tuttavia, trovò nell’odio del vescovo Ottone Visconti la sua fine.
Era la notte tra il 28 ed il 29 marzo 1287; in quei giorni si teneva la Fiera dell’Annunziata, la grande festa patronale che attirava migliaia di persone da ogni dove: curiosi, contadini, pastori, artigiani, ambulanti, mercanti e perfino giocolieri e giullari. Nessuno fece caso ad un gruppo di ossolani apparentemente interessati alla mercanzia: anche loro avevano del bestiame da vendere e di notte potevano tenerlo all’interno del Castello. Col favore dell’oscurità riuscirono a sopraffare le guardie ed aprirono le porte all’esercito nemico. Le truppe milanesi trucidarono la popolazione, saccheggiarono qualsiasi cosa e rasero al suolo tutti gli edifici civili e militari; solo quelli religiosi non furono toccati.Foto Basilica CastelseprioIl decreto dell’arcivescovo Ottone Visconti era spietato: “Castelseprio sia smantellata e resti tale per sempre, né alcuno osi o speri di potervi ancora abitare.” Ottone fece inserire tale decreto negli Statuti di Milano e, sotto forma di solenne giuramento, rimase in vigore fino al 1786, quando lo abolì l’Imperatore d’Austria Giuseppe II.
Per un paio di secoli rimasero solo i religiosi ma nessuno voleva stare in un luogo abbandonato, popolato solo da fantasmi ed edifici fatiscenti. Alla fine del XVI secolo pure l’ultimo cappellano abbandonò il sito e da quel momento anche gli edifici sacri diventeranno cave di pietra per i paesi del circondario.
Oggi Castelseprio è tornata in vita: ha risvegliato l’interesse degli studiosi, è entrata nella lista dei patrimoni dell’UNESCO insieme ad altre località coinvolte nel progetto “I Longobardi in Italia” e attira a sé un numero di visitatori sempre crescente.
Oggi la nostra passeggiata nei boschi ci ha portati a camminare tra le memorie di un passato grandioso, regalandoci una nuova storia da raccontare.

Città Castelseprio

Provincia Varese

Regione Lombardia

Coordinate GPS 45°43′43.42″N 8°51′34.23″E

Come arrivare

In auto: da Varese. Seguire la SP 20 Via Varese in direzione sud: la strada porta direttamente al paese di Castelseprio. Dal centro del paese il parco archeologico è ben segnalato ed è possibile parcheggiare nelle sue vicinanze.
da Milano. Seguire la A8, in direzione Varese ed uscire a Solbiate Arno. Da qui seguire le indicazione per Carnago fino ad entrare nella SP 20, che porta direttamente al paese di Castelseprio.

In autobus: Castelseprio è collegata a Tradate ed a Varese. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito internet: Servizi aggiuntivi del Comune di Castelseprio.

In treno: La stazione ferroviaria più vicina è quella di Tradate, che dista circa 5 Km.

Cosa visitare nei dintorni

Il Monastero di Torba, bene FAI a Gorlate Olona (VA).

Per saperne di più

È possibile trovare tutte le informazioni relative al parco archeologico di Castelseprio sui siti internet: http://archeologiamedievale.unisi.it/castelseprio/ e http://www.unescovarese.com/castelseprio

Il castrum Castelseprio – Torba è uno dei luoghi del potere longobardi, censiti dall’UNESCO come patrimonio mondiale.
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