D’Estate a Pagliari di Carona (BG)

Raccolto in una verdissima radura dell’Alta Val Brembana, il piccolo borgo di Pagliari è rustico, secentesco e ben tenuto ed è un ottimo punto di partenza per numerose escursioni che portano ai paesaggi mozzafiato delle Alpi Orobie.

È lenta e costante la salita che da Carona porta alla piccola frazione di Pagliari: è una mulattiera per gran parte asfaltata, percorsa solo da escursionisti e qualche rarissimo mezzo autorizzato. Saliamo nel verde dell’Alta Val Brembana, tra dolci pendii erbosi punteggiati di fiori, mentre ci accompagnano il frinire dei grilli e lo scroscio del Brembo, che scorre più sotto e sembra ancora solo un torrente limpido e saltellante tra massi e cascatelle. Il profilo di Pagliari è molto suggestivo: un piccolo gruppo di case in pietra locale con gli infissi in legno, l’architrave a vista e i tetti in ardesia occupa una radura verdissima che digrada verso il fiume e si staglia contro le montagne sullo sfondo. Tra i comignoli di pietra si scorge solo una croce ad indicare la chiesetta di San Gottardo: non ci sono campanili a rompere l’uniformità dei tetti. Sul cartello di legno messo in direzione del borgo è scritto “Rifugio Fratelli Calvi” con caratteri gialli e, anche se Pagliari non è nominato, non ci sono dubbi che sia quella la nostra destinazione. foto di PagliariA vederlo così ben tenuto, con le fioriere su balconi e davanzali, gli scuri aperti, qualche antenna televisiva, una bandiera italiana sventolante, un tappetino ad un uscio ed alcune persone sedute a chiacchierare all’aria aperta, sembra impossibile che Pagliari sia un borgo abbandonato: il suo ultimo abitante, Ettore Riceputi, classe 1920, è morto nel 2009. Per vent’anni era stato “l’ultima sentinella di Pagliari”, la sua memoria storica ed aveva continuato a vivere nella casa dove era nato. Solo in inverno si spostava a Carona ma tornava qui ogni giorno per dare da mangiare agli animali. Ricordava i tempi in cui il borgo era abitato da un centinaio di persone e c’era chi viveva di agricoltura ed allevamento; qualcuno coltivava le patate “de la Caruna”, una varietà che pare sia ormai scomparsa anche dai mercati rionali. Ricordava quando file di cavalli scendevano lungo la mulattiera, carichi di pesanti forme di formaggio che gli allevatori portavano alle casere di Branzi in occasione della fiera zootecnica; per loro Pagliari era una tappa comoda per mangiare qualcosa all’osteria prima di rimettersi in viaggio. Il borgo era nato alla fine del sedicesimo secolo, proprio con quel fine: un riparo per coloro che attraversavano le valli dai Grigioni alla Valtellina, percorrendo questi stessi sentieri, oggi tracciati dal CAI con segnavia a bande bianche e rosse sui muri delle case e sui sassi più in vista. Tra viandanti e lavoratori stagionali, di qui passavano anche i contrabbandieri, che evitavano la Via Priula per non incorrere nella Dogana Veneta. Pagliari crebbe, offrendo cibo, un letto, ospitalità ed una stalla capiente; alla fine del XIX secolo era abitata da un’ottantina di persone ed aveva una piccola scuola elementare. Poi ci furono le guerre e successivamente i guadagni del lavoro in fabbrica nelle città come Bergamo e Milano: tutto ciò contribuì allo spopolamento. Un po’ alla volta i campi diventarono incolti, il bestiame fu venduto e le case abbandonate. Era rimasto solo Ettore a vegliare su ciò che restava di Pagliari, in quel silenzio rotto dal frinire dei grilli, dallo scrocio in sottofondo del fiume Brembo e dallo scorrere dell’acqua freschissima della fontana del borgo.
foto del Brembo a PagliariEttore vide i figli ed i nipoti dei vecchi abitanti tornare d’estate e ristrutturare le vecchie case; qualcuno ne ricavò rustici eleganti, con pareti, mobili e pavimenti in legno e travi a vista, una stufa e cuscini colorati sulla cassapanca. Con il boom del turismo naturalistico un numero sempre maggiore di villeggianti venne qui d’estate per scappare dall’afa e dal caos delle città di pianura e riscoprire il piacere di un panorama verde e bellissimo, dell’aria frizzante e leggera, del profumo dei fiori, della fatica di una salita ripagata dalla soddisfazione e dei benefici di una vita più sana.
C’è un giorno dell’anno nel quale Pagliari si anima al punto da diventare “il centro della montagna”: è il 22 luglio, quando il gruppo Alpini di Carona organizza qui la festa di San Gottardo. Nel cuore dei piccolo borgo, nella “piazzetta” con la chiesa dedicata al Santo, un lavatoio del 1914 ed un affresco del 1877 che rappresenta la Madonna con bambino, si radunano un centinaio di persone per assistere alla Santa Messa, gustare un ottimo piatto di spiedini grigliati e polenta preparato dai volontari e per condividere una giornata spensierata, in allegria, all’aria aperta, al suono di una fisarmonica e delle risate di vecchi amici o semplici amanti della montagna che, con la loro spontanea convivialità, sanno rendere magico anche ciò che è semplice.

Città Pagliari, frazione di Carona

Provincia Bergamo

Regione Lombardia

Coordinate GPS 45°53′34″N 9°39′15″E

Come arrivare

A piedi: da Carona. Seguire la indicazioni per il rifugio Calvi: si tratta di una passeggiata di un’ora circa su una comoda mulattiera in salita, lunga circa 2,5 km e ben tenuta; per affrontarla bastano scarpe comode.

In auto: da Milano e da Bergamo. Seguire l’ autostrada A4 Milano-Venezia fino all’uscita di Dalmine; proseguire fino a Villa d’Almè, prendere la Provinciale della Valle Brembana in direzione di San Pellegrino Terme. A Piazza Brembana prendere il bivio di destra verso la Valle di Fondra e proseguire verso Carona seguendo le indicazioni

In treno: Stazione ferroviaria di Bergamo; da qui è possibile usufruire del servizio di collegamento giornaliero messo a disposizione dalla Bergamo Trasporti.

In autobus: Carona è collegata a Bergamo dalla Bergamo Trasporti. Per maggiori informazioni su orari e prezzi è possibile visitare il sito internet http://www.bergamotrasporti.it/ricerca.asp .

Cosa visitare nei dintorni

– Carona (BG)
– Foppolo (BG) e il Passo Dordona con le trincee della Linea Cadorna
Branzi (BG)
– San Pellegrino (BG)

Per saperne di più

Ho trovato molte informazioni utili su Pagliari di Carona e gli altri borghi della Val Brembana sul sito internet: https://www.brembana.info/.

Se ti appassionano i luoghi abbandonati italiani, potrebbero interessarti anche i seguenti articoli:
Greenland abbandonata (MB)
A Consonno è sempre festa (LC)
Balestrino: il Cuore d’Inchiostro e il fantasma (SV)
Visita allo stabilimento abbandonato della Bugatti a Campogalliano (MO)
Umbriano continua la sua guardia (TR)
Rocca Calascio: un gioiello da riscoprire (AQ)
La solitudine di Craco (MT)
Tratalìas Vecchia: non più abbandonata (SU)

Visits: 1145

Condividi

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*