Ultimo comune della provincia di Trieste, al confine con la Slovenia, la piccola e graziosa Muggia è molto antica. Passeggiando tra le sue calli possiamo leggere gli indizi di una storia che la lega alle rotte dei pellegrini verso la Terra Santa e alla repubblica della Serenissima, sussurrandoci misteri ancora da svelare.
È terra di confine l’antico borgo marinaro di Muggia, ultimo comune italiano e primo comune istriano. È piccolo e grazioso, con un porticciolo caratteristico e colorato, il Mandracchio, dominato da un castello tardo-medievale che sovrasta la cittadina dall’alto di un colle. Il castello fu costruito tra il 1375 e il 1399 per volere del Patriarca di Aquileia, Marquardo di Randeck: è una costruzione imponente e severa a pianta rettangolare e conci di arenaria squadrati, con camminamenti di ronda e feritoie lungo le merlature. Aveva due torri, una maggiore a levante ed una minore a ponente, ormai perdute. Doveva difendere un confine conteso tra la Serenissima, il Patriarcato di Aquileia e Trieste, legata gli Asburgo d’Austria. Furono i Veneziani a conquistarne la fedeltà fino alla propria caduta, avvenuta nel 1797. Da allora il castello fu abbandonato e cadde in rovina ma, nel 1904, Giacomo Derossi lo acquistò, restaurò e ne fece la sua abitazione. Oggi il castello è proprietà privata ed è visitabile solo durante particolari eventi.
Sul Mandracchio si affacciano edifici colorati, alcuni dei quali sono antichi e ben curati, come quello al numero tredici, caratterizzato da un poggiolo quattrocentesco sulle cui estremità vigilano gli Evangelisti Luca e Giovanni, rappresentati l’uno da un bue alato e l’altro da un’aquila.
Dal Mandracchio, difeso dalla antiche mura come uno scrigno, si diramano calli lastricate di pietra, che conducono alla piazza principale, piazza Marconi. Sbirciando gli scorci offerti dall’una o dall’altra calle, si vede l’inconfondibile profilo trilobato della splendida facciata del duomo, in stile gotico-veneziano, con lastre rettangolari di pietra bianca e traforato come un merletto da un rosone che presenta al centro una Madonna col Bambino, mentre due bifore slanciate affiancano il portale d’accesso principale.Il duomo, consacrato nel 1263 e dedicato ai Santi Giovanni e Paolo, si affaccia sulla piazza principale accanto al Palazzo Comunale, un edificio caratterizzato dagli archi della graziosa loggia e dalla torre civica. Sulla sua facciata dai colori pastello sono ben visibili gli stemmi di antiche famiglie di Muggia e di alcuni podestà veneziani, mentre il leone di San Marco in pietra bianca e con il libro chiuso ha un aspetto bellicoso. Siamo in pieno centro, in una piazzetta lastricata che sembra un campiello veneziano; le persone passeggiano liberamente o siedono ai tavoli dei locali per uno spritz e un “cicchetto”.Da qui le calli si diramano verso le antiche mura o il castello e su di esse si affacciano antiche case a pianta rettangolare, alcune sviluppate su tre piani, altre in stile gotico-veneziano con finestre a forma di bifore con colonnine centrali sormontate da graziosi capitelli in pietra d’Istria, altre con davanzali decorati a dentelli e punta di diamante. Passeggiando con calma e osservando i particolari si ha quasi l’impressione di camminare in una piccola Venezia senza canali. Poco lontano, affacciata al Corso Puccini e quasi nascosta tra le case, la trecentesca chiesetta del Crocifisso contiene la tomba di ser Raffaele Steno, il capo della rivolta iniziata nel 1372 contro il dominio del Patriarcato di Aquileia. Si narra che ser Steno fosse un templare: sull’archivolto in pietra dell’entrata della chiesa è ancora ben conservata la croce simbolo dell’ordine. Ce n’è un’ altra qui vicino, incavata sul muro di un palazzo veneziano in Calle Oberdan. Ce ne sono altre in giro per la città, insieme a numerose incisioni misteriose che alimentano il sospetto che Muggia fosse un importante insediamento dei Templari e che custodisca il loro leggendario tesoro. Potrebbe essere una mappa o un messaggio cifrato o una tavola alchemica l’incisione misteriosa che si trova in Calle del Ghetto al numero 3. Messa a nudo in un riquadro tagliato nell’intonaco di una casa, parzialmente coperta da una grondaia e resa quasi illeggibile dall’erosione degli elementi atmosferici, la misteriosa e complessa incisione riporta la data di marzo 1429 ed è composta da una serie di sessantatré conci disposti su otto file, su alcuni dei quali sono ancora visibili dei simboli. Tra questi sono riconoscibili una seppia, un leone marciano, un cervo in corsa, un drago che fronteggia un serpente, un cavallo, uno stemma a scacchi che ricorda quello croato, delle figure umane ed altri ancora. Molte sono le possibili interpretazioni date a questa enigmatica incisione ma non abbiamo nessuna certezza circa la sua reale funzione e significato.
Proseguendo, la nostra caccia al tesoro ci porterà a varcare le antiche porte della città, salendo lungo i resti delle antiche mura, su, fino al castello e oltre: bastano un paio di chilometri per arrivare al parco archeologico di Muggia Vecchia, dove si trova l’antica basilica di Santa Maria Assunta. Al suo interno, tra gli affreschi del XII e XIII secolo, c’è una raffigurazione di San Cristoforo, riconoscibile dal fatto che il santo sta guadando un fiume pieno di pesci guizzanti con Gesù Bambino seduto sulla sua spalla destra. In basso alla sua sinistra è rappresentato un leone, mentre in basso alla sua destra c’è una scritta misteriosa. Le prime lettere compongono il nome del santo con caratteri greci e latini, mentre le altre compongono un messaggio ancora indecifrato.
Questa piccola, graziosa basilica è l’edificio religioso più antico di tutta la provincia ed è anche l’unico edificio rimasto in piedi appartenente all’antico insediamento romano di Castrum Muglae, raso al suolo il 7 settembre 1354 dalla furia crudele e predatoria dei Genovesi comandati da Paganino Doria. Ogni cosa fu saccheggiata e data alle fiamme: un destino condiviso da altre città istriane come Parenzo e Capodistria, “colpevoli” di essere favorevoli ai Veneziani. Quel giorno, dall’alto di questa collina che domina un panorama mozzafiato sul golfo di Trieste, i cittadini di Muggia Vecchia avvistarono le navi nemiche avvicinarsi nefaste, diedero l’allarme e fuggirono. Secondo la leggenda si salvarono tutti tranne una donna che scelse di restare a difendere la basilica. Forse sono sue le ossa trovate durante i restauri della chiesa.
Da quel tragico evento Muggia Vecchia fu abbandonata e mai più ricostruita. Gli abitanti di Muggia trovarono rifugio nel Borgolauro, il piccolo centro di pescatori con un porticciolo protetto da mura, che oggi costituisce il centro della città e dal quale abbiamo iniziato il nostro giro alla scoperta di Muggia, della sua storia e dei suoi misteri.
Città Muggia
Provincia Trieste
Regione Friuli-Venezia Giulia
Coordinate GPS 45°36′N 13°46′E
Come arrivare
In auto: da Trieste. Strada Statale SS202 in direzione Slovenia, proseguire seguendo le indicazioni per Muggia.
In treno: La stazione ferroviaria più comoda da raggiungere è quella di Trieste Centrale. Da qui è possibile raggiungere Muggia in autobus.
In autobus: Muggia è servita dalla Trieste Trasporti. Per orari e tariffe si faccia riferimento al sito: http://www.triestetrasporti.it/orari-e-percorsi/linee-e-orari/
Cosa visitare nei dintorni
– Trieste
Per saperne di più
È possibile trovare tutte le informazioni relative a Muggia sul sito internet: http://www.turismofvg.it/Muggia
Se segui le tracce lasciate dai Templari, ne poi trovare anche qui:
– Borghetto ed il Mincio (VR)
– Salita al Santuario di Torricella Verzate (PV)Se ti appassionano i siti archeologici, potrebbero interessarti anche i seguenti articoli:
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