Populonia e la storia scomparsa (LI)

Situata su un promontorio della costa tirrenica toscana, a pochi chilometri a nord di Piombino, la bella Rocca di Populonia è di origine medievale ma cela un passato millenario che risale agli Etruschi ed alla loro leggendaria industria di lavorazione del ferro.

È particolarmente intenso il colore del mare visto dall’alto della torre trecentesca della rocca di Populonia. Da qui lo sguardo abbraccia il golfo di Baratti, la sua sabbia scintillante al sole e la sua forma che favorisce la vita del piccolo porticciolo sicuro, naturalmente protetto dai venti del sud. La vista prosegue lungo la costa per chilometri, apprezzando il verde andamento collinoso e poi volge sull’arcipelago toscano, ammirando le isole che un tempo erano infestate dai pirati saraceni prima e dai corsari turchi poi.foto golfo di Baratti visto dall'alto della torre della rocca di PopuloniaNon stupisce che la nobile famiglia degli Appiani, Signori di Piombino e dei territori annessi, abbia scelto proprio questo promontorio per costruire la Rocca di Populonia: è un posto strategico che permette una visuale ampia sull’area circostante e la comunicazione con le altre torri di difesa tramite segnali di fumo durante il giorno e fuochi nel buio della notte; è un punto strategico di passaggio delle navi mercantili dirette verso il nord Europa e in particolare verso le Fiandre. Le merci trasportate da queste navi e la ricchezza ricavata dalla loro vendita attiravano i corsari come il miele attira le api. Lo stesso imperatore Carlo V arrivò a raccomandare la fortificazione di questo tratto costiero e la torre fu rafforzata da un’ampia scarpatura e circondata da una cinta muraria con camminamenti di ronda, garitte agli angoli e merlatura ghibellina. Nel XV secolo fu aggiunto anche un torrione semicircolare, anch’esso dotato di camminamenti, feritoie e merlatura, cui si congiungono le mura che racchiudono il piccolo borgo: finalmente Populonia poteva accogliere e proteggere la sua gente dagli attacchi provenienti da terra e da mare e la struttura che risultò dai lavori voluti dagli Appiani è la stessa che vediamo noi oggi, con le stradine lastricate, tre parallele ed una perpendicolare, la piccola chiesa a navata unica di Santa Croce ed un frantoio.
Oggi lungo le vie passeggiano turisti che si fermano davanti a negozietti di souvenir, godendo dell’atmosfera rilassata e senza tempo. Foto strada di PopuloniaIl vecchio frantoio è diventato un museo archeologico che espone la “Collezione Gasparri” dei reperti etruschi recuperati in zona e in mare. Nel 1832 fu ritrovata una statua raffigurante il dio Apollo, in bronzo e rame, alta centoquindici centimetri, risalente al V secolo a.C. e oggi custodita al Louvre di Parigi. Si continua a scavare e recentemente è stato ritrovato ed esposto in una teca lo scheletro di uno schiavo del V o IV secolo a.C. con pesanti anelli di ferro alle caviglie e un giogo di ferro intorno al collo.
Dal terreno continuano ad emergere le testimonianze di una storia antichissima, completamente aliena a quella che si scorge osservando l’imponente torrione semicircolare emergere dal verde della collina: è la storia di una potente città etrusca che conobbe il suo apice di grandezza nel VI e V secolo a.C. Era una città-stato con una propria moneta che, grazie alla propria posizione sul mare, traeva ricchezza dal commercio e dalla produzione e lavorazione del ferro che veniva estratto in grandi quantità dalla vicina Isola d’Elba. Tito Livio narra che nel 205 a.C. Scipione l’Africano, per prepararsi alla spedizione in Africa che passò alla storia come II guerra punica, venne proprio qui per rifornirsi di armi e armature di ferro. Circa un secolo dopo Virgilio, nel X libro dell’Eneide, racconta che la forza etrusca che combatteva a fianco dei Troiani contro Latini e Rutuli era composta anche da seicento uomini provenienti da Populonia e trecento dall’Isola dell’Elba “in cui ferrigna vena Abbonda sì che n’erano ancor essi
Dal capo a i piè tutti di ferro armati.
Si narra che in quel periodo la necropoli di Populonia fosse ricoperta dagli accumuli dei prodotti di scarto della lavorazione del ferro, scintillanti al sole, che formavano collinette ondulate sulla costa da Scarlino a San Vincenzo.
Fu la Roma di Silla a radere al suolo Populonia la prima volta, per punirla per aver parteggiato per Mario durante la feroce e sanguinosa guerra civile.
Poi arrivarono i Longobardi che la saccheggiarono e distrussero alla fine del VI secolo d.C. In quell’occasione pochi sopravvissuti riuscirono a fuggire sull’Isola d’Elba; insieme a loro c’era il Vescovo Cerbone, poi diventato Santo, al quale è dedicata la piccola cappella sulla spiaggia di Baratti.
Infine, nell’803, arrivarono i feroci pirati Saraceni. Di nuovo pochi sopravvissuti riuscirono a fuggire e andarono a fondare quella che poi diventerà l’odierna Piombino.
Dopo tanti saccheggi e devastazioni dell’antica città Etrusca sembrava cancellato perfino il ricordo ma dal suolo ancora oggi continuano ad emergere le testimonianze di una civiltà la cui grandezza non può essere dimenticata.
Seduti sull’erba soffice con alle spalle la rocca cinquecentesca, vediamo i sentieri che si snodano davanti a noi e che portano agli scavi dell’acropoli e della necropoli del parco archeologico di Populonia e Baratti: promettono nuove passeggiate tra i boschi e tante “nuove” storie da raccontare.

Città Populonia

Provincia Livorno

Regione Toscana

Coordinate GPS 42°59′22″N 10°29′29″E

Come arrivare

In auto: da Livorno. Strada Statale 1 Via Aurelia, entrare nella E80 in direzione sud e proseguire fino all’uscita S.Vincenzo Sud. Prendere a sinistra la Strada Provinciale SP39 Via Aurelia Sud e seguirla per circa 6 km. Girare a destra nella Strada Provinciale delle Caldanelle per circa 7 km e seguire le indicazioni per Baratti e Populonia.

In treno: Stazione di Populonia. Da qui una navetta estiva permetterà di arrivare alla rocca.

Cosa visitare nei dintorni

– Il Parco archeologico di Baratti (LI).
Bolgheri (LI).

Per saperne di più

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2 commenti

    • Ciao Gian! Grazie 1000 per il passaggio! Sono contenta che tu abbia letto l’articolo e ti sia piaciuto. Spero anche ti possa essere utile 🙂
      Un abbraccio grande grande
      Annalisa

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