Adagiata lungo la costa settentrionale calabra, affacciata sullo stretto di Messina e arrampicata lungo le pendici scoscese dell’Aspromonte, Scilla mette in mostra le sue diverse anime nei quartieri che la compongono. È un borgo affascinante e vario quanto antico, la cui fondazione è fatta risalire al tempo della guerra di Troia e la cui storia si intreccia al mito ed al mare.
Mentre il cielo, lentamente, si tinge con i toni caldi del tramonto, l’ombra del promontorio scilleo si allunga su quello che è stato un antico e piccolo borgo di pescatori. Le onde del mare sussurrano un calmo sciabordio mentre si infrangono contro i numerosi scogli e le case che si ergono sulla riva senza alcuna protezione. Non è ancora iniziata la stagione turistica e si respira un’atmosfera di assoluta pace. Lentamente si accendono le luci, che donano sfumature dorate alle strette vie acciottolate ed alle ripide scalette che salgono o scendono al mare, regalando brevi scorci pittoreschi o romantici. Poi lo “Scaro Alaggio” si apre come una piazzetta inclinata verso il mare: qui le barche tirate a secco riposano ben ancorate a terra mentre qualche pescatore si attarda a riparare le reti ed un bel gatto pigro riposa acciambellato su una matassa. Aggirando ostacoli e scavalcando tiranti arriviamo lì dove il cemento e le onde del mare si incontrano: piccoli granchi scappano al nostro arrivo. Ci affacciamo ad osservare il modo in cui le case disegnano la costa, con il mare che ne lambisce le fondamenta ed il verde delle pendici dell’Aspromonte subito alle spalle; chissà cosa si prova ad abitare qui d’inverno quando il vento fischia, il mare è in burrasca e le onde si abbattono violente contro le facciate e le finestre delle case. È per questo loro sorgere dall’acqua che Chianalea, il quartiere che le raccoglie, è chiamata “piccola Venezia del sud”.
Alle nostre spalle c’è il Palazzo Scategna, l’elegante protagonista di numerose cartoline, che sfoggia un doppio ordine di balconi in pietra squadrata disposti su tre piani: oggi è un hotel ma viene ancora citato tra i più importanti palazzi storici di Scilla.
Il nostro lento passeggiare senza meta ci porta in breve tempo alla fine del borgo, tra scorci graziosi, punti panoramici e numerose fonti e fontane antiche che si trovano sulla via principale: Tornando indietro scopriamo che alcune case, un tempo usate come riparo delle imbarcazioni, sono state trasformate in ristoranti con terrazza sul mare ed altre in B&B; ci sono anche piccoli negozi di souvenir e prodotti tipici locali, traboccanti di gingilli e saponi, essenze e liquori al bergamotto.
Arrivati al piccolo porticciolo usato anche come scalo turistico, la brezza è più forte ed il profumo di salsedine più intenso; tra le numerose imbarcazioni all’ancora ci sono delle ”passerelle”, barche a motore con un albero altissimo, che arriva fino a trenta metri, fissato con dei tiranti che fanno da contrappeso ad una passerella lunga e stretta che si sviluppa a prua. È un’imbarcazione molto particolare, usata per la pesca del pesce spada, che nel tempo ha sostituito la “feluca” e l’antico “luntro”, veloce e maneggevole, usato già nel XV secolo e caratterizzato anch’esso da un alto albero posto al centro della barca, su cui saliva l’avvistatore per poter scorgere l’ambita preda anche da lontano.
Sulla nostra testa incombe il promontorio scilleo, sulla cui sommità si erge il castello Ruffo, l’antica sentinella che protegge la costa e l’intero borgo di Scilla. Pare che risalga addirittura al V secolo prima di Cristo, ed ha la forma irregolare, con mura di cinta e torrioni tipici di una fortezza che, nel corso dei secoli, ha subito continue modifiche per essere ampliata, rinforzata, restaurata a seguito dei danni causati dagli attacchi nemici o dai terremoti. Oggi ospita mostre e convegni; fino a qualche anno fa era un ostello della gioventù, ma è stato la dimora dei Conti Ruffo di Calabria ed un valido baluardo contro le scorrerie dei feroci pirati saraceni che imperversavano nel Mar Tirreno già dal IX secolo. È leggendario l’ammiraglio Khayr al-Dīn, meglio noto come pirata Barbarossa, che nel XVI secolo razziava senza sosta le coste del Mediterraneo, Calabria compresa; dal 1526 dovette rivolgere le sue attenzioni altrove, perché la difesa organizzata dal conte Ruffo, ormai feudatario di Scilla, gli impediva di sbarcare qui.
Dalla cima del castello, che dal 1913 ospita un faro, punto di riferimento delle navi che attraversano lo Stretto di Messina, si abbraccia con lo sguardo tutta Scilla, la costa, il promontorio, il paesaggio naturale mozzafiato, il colore dell’acqua talmente cristallino da permettere di scorgere il fondale da lassù. Da una parte c’è la semplice bellezza di Chianalea, collegata al castello da una stradina acciottolata panoramica, impreziosita dai colori vivaci delle buganvillee in fiore; dall’altra la spiaggia di Marina Grande, rilassante e piacevole nelle calde giornate estive e vivace di sera.
Ai piedi del castello c’è la chiesa dell’Immacolata, ricostruita dopo la devastazione causata dal terremoto del 1908: la facciata è adorna di sei colonne ioniche prive di base e capitelli, ed è rivolta verso la chiesa di San Rocco, alla quale sarebbe stata collegata da un cunicolo ormai perso nella leggenda.
In alto c’è il quartiere di San Giorgio, dove accanto al comune c’è la chiesa dedicata al Patrono, l’eterna incompiuta, che a vederla ricorda i templi antichi ed ha il timpano ornato di un altorilievo dell’artista locale Mario Benedetto ritraente San Rocco e gli appestati. In una vicina piazzetta, che è insieme un incantevole punto panoramico e di ristoro per le numerose panchine, c’è la scultura di Francesco Triglia che rappresenta l’epica trasformazione di Scilla, da bellissima ninfa a mostro orribile, che secondo Ovidio aveva “ ventre nero circondato da cani feroci, ma viso di fanciulla”; secondo Omero le teste di cane erano sei, ciascuna con tre file di denti aguzzi ed attaccata ad un collo spropositatamente lungo; secondo Virgilio il ventre mostruoso terminava nella coda di un delfino. Viveva in una oscura caverna ai piedi del promontorio su cui si erge il castello, creatura pericolosa e famelica, nascosta tra gli scogli di fronte all’antro di Cariddi, sull’altro capo dello Stretto di Messina. L’una, mai sazia, inghiottiva e rigettava continuamente le onde del mare, creando un vortice che spingeva le navi verso l’altra, che sporgeva le teste cercando di afferrare le prede. Secondo il geografo Strabone, in quegli antri oscuri non si nascondevano creature mostruose ma pirati, ed i latrati feroci, che riempivano di terrore gli animi degli antichi marinai, altro non erano che il fragore delle onde che si infrangono con impeto contro gli scogli, mosse da correnti tanto forti che perfino Dante le citò nel VII Canto dell’Inferno per descrivere la brutalità con il quale le schiere dei peccatori avari e dei prodighi si scontravano tra di loro insultandosi vicendevolmente.
Cullati dal canto del mare, che ora pare gentile e confortante, riprendiamo la nostra passeggiata lungo i vicoli di Scilla, uno dei borghi più belli e caratteristici d’Italia, questa volta alla ricerca di uno di quei ristorantini che promette un’ottima cena a base di pesce.
Città Scilla
Provincia Reggio Calabria
Regione Calabria
Coordinate GPS 38°15′N 15°43′E
Come arrivare
In auto: Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, uscita di Scilla. La statua si trova in piazza San Rocco, nella parte alta del borgo. Arrivati a Scilla seguire la Via Nazionale fino alla Rocca, poi prendere la strada che sale a gomito e arriva alla piazza, che si riconosce dalla presenza di una piccola fontana che fa da rotonda, alle cui spalle ci sono il comune e la chiesa di San Rocco. La statua si trova nella zona pedonale che si affaccia sul belvedere, in prossimità degli ascensori.
In treno: Stazione Ferroviaria di Scilla.
Cosa visitare nei dintorni
– Tropea (VV)
Per saperne di più
È possibile trovare molte informazioni relative a Scilla sul sito internet: http://www.scilla.it/
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Il castello Ruffo di Scilla è aperto al pubblico ed offre un panorama davvero mozzafiato; se vuoi conoscere altri castelli italiani visitabili, potrebbero interessarti anche gli articoli presenti nella sezione:
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– 700 L. Castello d’Ivrea
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– Valore complementare: 50 L. Castello di ScillaChianalea è iscritto al club “I Borghi più belli d’Italia”; se questi borghi ti incuriosiscono, potrebbero interessarti anche gli articoli raccolti nella sezione dedicata:
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