Nel Salento, a pochi chilometri da Lecce, Acaya è l’unico esempio rimasto nel sud Italia di cittadella fortificata rinascimentale.
Guidavo in mezzo al nulla, su stradine polverose, incorniciate da sterpaglie, rovi e fichi d’india, quando, all’improvviso, mi si sono parati davanti gli imponenti bastioni difensivi di un castello rinascimentale. Avvicinandomi, ho notato lo spesso muro di cinta che cela un profondo fossato e circonda ancora la piccola città fortificata di Acaya; si interrompe in corrispondenza della porta d’accesso, protetta dalle benedizioni di Sant’Oronzo e dalle cannoniere appostate in cima ai torrioni, pronte a respingere l’avanzata nemica.
Oggi è possibile accedere al castello attraversando un ponte in muratura, sorretto da due profonde arcate e collegato al borgo, ma non è difficile immaginare al suo posto un ponte levatoio e soldati appostati dietro le merlature.
La cittadella di Acaya doveva essere una piccola roccaforte a difesa della popolazione dalle frequenti incursioni saracene ed anche un avamposto di controllo del territorio salentino per conto dell’Imperatore Carlo V. Lo stesso piano urbanistico ricorda lo schema del castrum romano, semplice ed efficiente, con un reticolato di strade perpendicolari tra di loro, tutte della stessa larghezza e poste alla stessa distanza tra di loro, sulle quali si affacciano edifici bassi e quadrati, in pietra chiara leccese.
Tutto ciò si deve a Giovan Jacopo dell’Acaya, barone e architetto, “uomo di alto ingegno e valore”, talmente apprezzato da Carlo V che questi gli affidò l’incarico di supervisionare le fortificazioni del Regno di Napoli. Ebbe modo di viaggiare, portando le sue idee innovative per buona parte del sud Italia. Realizzò le mura ed il castello di Lecce, quelli di Capua e di Cosenza, Castel Sant’Elmo a Napoli e la fortezza di Crotone.
Dopo una vita passata al servizio di Carlo V, si ritirò in questo luogo, un tempo chiamato Segine, che la sua famiglia aveva in feudo da tre secoli. I fregi raffinati che adornano le sale superiori del castello raccontano affetti e passioni: tra scudi, sirene bicaudate e cornucopie, compaiono i volti dei suoi genitori.
Oggi queste sale sono ammobiliate dalle teche che contengono i reperti provenienti dal vicino sito archeologico di Roca Vecchia.
Al piano inferiore, accessibile direttamente dal cortile interno, ci sono le cucine ed i magazzini, riconoscibili dai forni in pietra, dalle cisterne per la raccolta dell’acqua e da sili più profondi, utilizzati per la raccolta di granaglie.
Le stalle, che nel tempo furono trasformate in frantoi, oggi ospitano mostre d’arte contemporanea ed altri eventi.
Sul lato nord, i lavori di restauro hanno portato alla luce i resti di una chiesa bizantina con un affresco trecentesco raffigurante la “Dormitio Virginis”. Circondata dagli Apostoli, la Madonna è distesa e sembra dormire serena mentre la sua anima, infagottata come un bebè, è salita in Cielo e sta in braccio a Gesù.
Ci sono anche le prigioni, con celle anguste, all’interno delle quali i prigionieri lasciarono i segni del loro passaggio. Sulle pareti non sono incise solo le tacche di un rudimentale calendario ma anche velieri pronti ad affrontare il mare per andare lontano, mani e perfino pentacoli.
Forse la presenza di questo simbolo esoterico, insieme al ritrovamento di tombe violate e scheletri di soldati di epoca medievale, hanno alimentato storie di fantasmi ed apparizioni spettrali.
Qualcuno, invece, ha individuato un “Fiore della Vita”, simbolo antico e misterioso, spesso collegato ai cavalieri Templari.
Come i dipinti rupestri di una caverna preistorica, queste incisioni raccontano storie che colpiscono la fantasia; non sapremo mai se sono state realizzate per noia o con il bisogno di lasciare un messaggio; ignoriamo perfino quando furono fatte e da chi. Restano uno dei tanti misteri che avvolgono il castello di Acaya, un luogo affascinante e suggestivo che ha ancora tante storie da raccontare.
Città Acaya (Vernole)
Provincia Lecce
Regione Puglia
Coordinate GPS 40°20′N 18°18′E
Come arrivare
In auto: da Lecce. Strada Provinciale SP298 in direzione est, proseguire per 12 km fino a destinazione.
In treno: La stazione ferroviaria più vicina è quella di Lecce; da lì è possibile proseguire in autobus.
In autobus: Acaya è servita da Salento in bus. Per maggiori informazioni è possibile visitare il sito web http://www.salentointrenoebus.it/linee/101.php#.
Cosa visitare nei dintorni
– Lecce (LE)
– San Foca (LE)
– L’Abbazia di Santa Maria di Cerrate (LE)
Per saperne di più
È possibile trovare molte informazioni utili su Acaya sul sito internet: http://www.nelsalento.com/blog/borgo-medioevale-acaya/
Il 21 giugno 1990 la serie filatelica i “Castelli d’Italia” si è arricchita di una cartolina postale del valore facciale di 650 Lire, raffigurante il castello di Acaya. Se cerchi soggetti simili, potrebbero interessarti anche:
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– 50 L. Rocca di Calascio, a L’Aquila
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– 700 L. Castello d’Ivrea
– 850 L. Castello di Arechi, a Salerno
– Biglietto postale da 300 L. Castello della Rancia
– Cartolina postale da 500 L. Castello di Monselice
– Cartolina postale da 650 L. Castello di Acaya
– Valore complementare: 50 L. Castello di ScillaSe ti intrigano i luoghi italiani legati a storie di fantasmi, potrebbero interessarti anche i seguenti articoli:
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Cerco la cartolina del Castello di ACAYA annullato a VERNOLE il 29/10/1990
Mi dispiace, non ce l’ho.
Ha provato a cercarlo su ebay o a chiedere ad un circolo filatelico nella sua zona?