Collegato al borgo antico dal “Ponte del Soccorso”, il castello di Taranto è un mirabile esempio di architettura ed ingegneria militare del rinascimento italiano ed è aperto al pubblico. I lavori di restauro e gli scavi eseguiti tra le sue mura spesse ed i piani di calpestio hanno riportato alla luce reperti storici databili fino a tremila anni fa, che vale la pena ammirare ascoltando le storie raccontate dalle valide guide della Marina Italiana.
Antica colonia spartana affacciata su due mari: Taranto evoca miti di bellissime ninfe ed antichi dèi, leggende di sirene e pescatori, storie di pirati e marinai. La sua posizione l’ha resa una città privilegiata e quindi ambita. Alleata di Pirro ed Annibale, romana, bizantina, longobarda, saracena, normanna, aragonese, spagnola, austriaca, francese ed italiana: Taranto ha attraversato la storia al centro di grandi conflitti e giochi di potere. Là dove il Mediterraneo è stato culla delle civiltà e via preferenziale di comunicazione e commerci, per Taranto è stato anche l’origine di flussi di grandi nemici, dalle cui minacce ha tratto la sua forza.
Il castello aragonese, Castel Sant’Angelo, inizia la sua storia per mano dei Bizantini nell’VIII secolo, quando Saraceni e Veneziani si contendevano il controllo del Mediterraneo orientale e il piccolo borgo aveva bisogno di difendersi da scorrerie e saccheggi. Era una fortezza imponente, con alte torri d’avvistamento, sorta su uno sperone roccioso alto dodici metri a strapiombo sul mare. Dal 1481 uno stretto canale artificiale e navigabile lo separava dall’isola su cui sorgeva il borgo antico, al quale restava collegato attraverso il “Ponte del Soccorso”. Profondi fossati collegati ai due mari e scarpature ne rinforzavano la base, merlature e cortine offrivano un riparo ai soldati di ronda sui camminamenti e dalle feritoie era possibile lanciare frecce, pietre o liquami bollenti per respingere un assalto nemico. Furono l’orrore del Sacco di Otranto ad opera degli Ottomani ed i racconti sui soprusi e le violenze subite per giorni dalla popolazione a spingere Ferdinando II d’Aragona ad ammodernare la struttura della fortezza, rinforzarla per adattarla alla moderne tecnologie belliche. Il progetto, ad opera dell’architetto ed ingegnere militare Francesco di Giorgio Martini, era ambizioso ma necessario ed i lavori si protrassero per sei lunghi anni, fino al 1492, consegnando un capolavoro architettonico ed ingegneristico del rinascimento italiano. Il nuovo castello si adattava perfettamente alla conformazione del terreno su cui poggiava, con possenti torrioni angolari di forma circolare della stessa altezza delle cortine per offrire una minor superficie d’impatto ai colpi nemici. Aveva rampe e scivoli per spostare i pezzi d’artiglieria da una torre all’altra e parapetti ampi e robusti da cui spuntavano le bocche da fuoco. Gallerie e corridoi collegavano tra loro tutti i livelli, favorendo la comunicazione ed il passaggio di munizioni e cibo, ma era altresì previsto un ingegnoso sistema per isolare le zone eventualmente invase dai nemici. Il castello ospitava una guarnigione fissa di quarantacinque uomini e trentasei cannoni e poteva ospitare fino a quattromila soldati. Era una fortezza inespugnabile, che resse con orgoglio il lungo assedio perpetrato dagli eserciti francese e spagnolo nel 1501. Dove nulla poté la forza in sei mesi, arrivò la diplomazia e Taranto passò sotto la bandiera spagnola: il castello fu di nuovo rimaneggiato ed ingrandito e respinse senza fatica gli iterati attacchi dei corsari barbareschi ingaggiati dai Francesi. Con il calare della minaccia musulmana, anche l’importanza del castello cessò, fino a diventare prima una caserma e poi un carcere duro sotto la dominazione asburgica del XVIII secolo. Qui fu imprigionato il leggendario generale napoleonico Thomas-Alexandre Dumas, catturato a seguito di un naufragio. Era un mulatto, un colosso alto quasi un metro e novanta, con spalle larghe, forte, coraggioso e sfrontato, che si era guadagnato i gradi sul campo per il grande valore dimostrato in battaglia. Fu il primo generale nero della storia moderna. Due anni di prigionia “in una cella quasi sotterranea dove le pareti nude ed umide sembravano impregnate di un vapore di lacrime“, dove forse provarono ad avvelenarlo, lo piegarono nella salute e nell’orgoglio e ne uscì zoppo, mezzo cieco e parzialmente immobilizzato da una paresi. Aveva solo trentanove anni, ma era già un uomo finito. L’accaduto si impresse a fondo nell’immaginazione del figlio Alexandre, al punto che ne trasse ispirazione per descrivere le condizioni cui fu sottoposto il suo personaggio Edmond Dantès durante la prigionia nel castello dell’If, prima di diventare il Conte di Montecristo.
Alla fine del XIX secolo il castello di Taranto fu affidato alla Marina Militare Italiana, che se ne prese cura, iniziando lunghe ed onerose opere di restauro, riportandone alla luce la struttura aragonese e, più recentemente, aprendolo al pubblico. Durante le operazioni di scavo sono emersi reperti di ogni epoca ed inestimabile interesse storico, alcuni dei quali risalgono a circa tremila anni fa, quando giunsero i primi coloni spartani; alcune monete di Federico II di Svevia, coniate nella zecca di Brindisi nel 1245, sono state rinvenute sotto il livello di calpestio della cappella di San Lorenzo, mentre, conficcata in un muro che si pensa appartenesse ad una cucina, è stata trovata una moneta francese del 1791, forse utilizzata da Dumas per pagarsi il rancio. In una teca è stato esposto anche il corpo mummificato di un gatto, conservato in modo impressionante, che si suppone sia rimasto imprigionato mentre dava la caccia ad un topolino. Gli scavi continuano.
Dalla cima dei torrioni il panorama spazia su borgo vecchio, quello nuovo e sul mare. Da una parte il puntamento dei cannoni racconta di una rivolta popolare soffocata nel sangue durante il regno dei Borboni; dall’altra la cima del torrione di San Lorenzo un tempo ospitava una cisterna d’acqua della capacità di seicento metri cubi. Questa grande massa d’acqua, cadendo in un pozzo scavato a venti metri di profondità, era in grado di azionare gli ingranaggi e gli organi di trasmissione collegati ai due bracci del ponte girevole. Questo sistema è stato rimosso e la cisterna non c’è più, ma questa è immortalata nelle cartoline antiche ancora in vendita, mentre il ponte, ammodernato nel 1957, è uno dei simboli della città, al punto da essere stato scelto come soggetto del francobollo della serie Turismo, X emissione, dedicato a Taranto nel 1983.
Quella croce pomata in cima ad una cupola in muratura indica la Cappella di San Leonardo, elegante opera rinascimentale che presto visiteremo; pare che abbia molti elementi in comune con la Chiesa di San Bernardino di Pisa, anch’essa opera di Francesco di Giorgio Martini.
Mentre la voce affabile della nostra guida ci accompagna dentro nuove storie, affacciata dall’alto di un torrione osservo il cielo ormai tinto di arancio e seguo con lo sguardo la scia dorata dipinta dal sole mentre si avvicina all’orizzonte.
Le sagome scure del porto di Taranto si fanno indistinte e risvegliano suggestioni di storie di amori tra splendide sirene e pescatori, bellissime ninfe e dèi marini: sono leggende e miti antichi quanto Taranto ed il suo castello e sono storie che solo il gentile mormorio del mare sa raccontare.
Città Taranto: Piazza Castello 4 c/o Ponte girevole Città Vecchia
Provincia Taranto
Regione Puglia
Coordinate GPS 40°28′21.43″N 17°14′02.56″E
Come arrivare
In auto: da nord. seguire l’Autostrada A14 Bologna-Taranto in direzione sud e uscire a Massafra; per entrare in città si prosegue per circa 20 km sulla statale n. 7 Appia, Massafra-Taranto. Si continua superando il ponte di Via Napoli e si gira a destra su Corso Vittorio Emanuele II, proseguendo dritto fino a destinazione.
In autobus: Taranto è collegata con il resto d’Italia dalle Autolinee Marino. Per informazioni su orari e costi è possibile consultare il sito internet http://www.marinobus.it/
In treno: Stazione ferroviaria di Taranto.
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Per saperne di più
È possibile trovare tutte le informazioni relative al castello aragonese di Taranto sul sito internet: http://www.castelloaragonesetaranto.com/
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