Nella bassa bresciana, il Castello di Padernello è al centro di “un adeguato e rigoroso, intervento di restauro conservativo” ed è aperto al pubblico per visite guidate e manifestazioni culturali.
In alto, sempre più in alto: seguiamo la nostra guida su per le rampe di scale della “Torre Inaccessibile” e poi ancora su per una ripida scaletta di legno. Arriviamo così in cima al mastio del castello, sul torrione più alto. Da quassù, il piccolo borgo feudale di Padernello è un disegno di tetti rossi circondati dal verde. Alcune sono cascine e c’è il progetto di trasformarle in un albergo diffuso, con un agribirrificio e botteghe artigiane.
Cambiamo lato e, guardando in basso, con un colpo d’occhio possiamo abbracciare l’elegante cortile interno con l’ampio porticato del loggiato cinquecentesco, dominato da torri angolari di difesa.
Il castello di Padernello nacque come maniero dei Martinengo, una ricca e nobile famiglia che diede i natali a numerosi condottieri, mercenari al soldo della Repubblica Serenissima o del Ducato di Milano. Poteva ospitare una piccola guarnigione di soldati per controllare il territorio circostante, ricco d’acqua, pascoli, vigne e boschi.
Alla casa-torre, documentata sin dal 1391, fu presto aggiunta la cortina muraria coronata da merlatura guelfa e camminamenti di ronda. Al mastio furono aggiunti mensoloni, feritoie e caditoie. Fu scavato un fossato, superabile attraverso un ponte levatoio ancora oggi funzionante e protetto dal rivellino dal quale tuttora si accede al castello; uno scudo di pietra recante un’aquila imperiale, simbolo araldico della casata, continua a ricordare ai visitatori chi è che comanda.
Tra il XV ed il XVI secolo nuovi lavori modificarono il maniero, ingentilendolo in abitazione. Furono costruiti il grande salone del lato Est e il porticato del lato Sud; i soffitti furono rialzati e rifatti a vela o a botte per coprire ambienti pavimentati in cotto. Fu aggiunto un piano con eleganti soffitti a cassettone. Nella vecchia cucina, al di sopra delle travi di legno, si vedono ancora i segni della zoccolatura della stanza al piano superiore; un tino talmente grande da essere stato necessariamente costruito qui dentro racconta che la stanza fu adibita alla pigiatura dell’uva. Quella accanto, che faceva parte del portico aperto sul cortile e usato come stalla, diventò una lavanderia un secolo dopo, quando una nuova scuderia fu ultimata. La grande sala successiva fu affrescata così da ricordare una tenda da campo con i colori delle casate, tra loro imparentatesi, Martinengo e Colleoni, in modo da celebrare la loro vocazione militare.
Secondo la tradizione, dal matrimonio del condottiero conte Gaspare Martinengo e di Caterina Colleoni, figlia del condottiero Bartolomeo Colleoni, nacque la piccola Biancamaria, una bambina dalla bellezza quasi eterea, divenuta la leggendaria Dama Bianca. La fanciulla, che rinnegava un mondo fatto di eserciti, violenza e devastazione, amava la quiete e lo splendore della natura. Le piaceva salire tra le merlature del castello e guardare il panorama dall’alto, attratta dai colori dei vigneti, dei campi e delle chiome degli alberi secolari. La notte del 20 luglio del 1480 era calda e umida; affacciatasi a prendere aria, Biancamaria vide una luce fatata saettare poco al di sopra delle acque del fossato; poi un’altra e un’altra ancora: sembravano piccolissime stelle cadute dal cielo. Ammaliata dal fascino della danza delle lucciole, la bambina si sporse e cadde nel fossato, annegando. Si dice che da allora, ogni dieci anni, durante la notte dell’anniversario della sua morte, appaia vestita di bianco, reggendo un libro dorato nel quale è scritto il segreto che la fa tornare.
Qualcuno l’ha vista sull’elegante scalone settecentesco, opera del celebre architetto Giovan Battista Marchetti e voluto dal conte Gerolamo Silvio quando il maniero fu convertito in villa signorile, secondo la moda dell’epoca.
Nello stesso periodo furono realizzate anche una splendida sala da ballo e la cappella dedicata ai Santi Faustino e Giovita, da poco restaurata e divenuta visitabile.
Centotrenta stanze e passaggi segreti, scorci, storie, aneddoti hanno preso forma tra le parole della nostra guida e grazie alle opere di messa in sicurezza, recupero e valorizzazione volute dalla Fondazione Castello di Padernello, da anni impegnata a dare nuova vita al maniero ed alla piccola comunità del borgo.
Finita la visita, ci attardiamo oltre il ponte levatoio. Mentre il cielo si scurisce lentamente e dai balconi iniziano a filtrare le prime luci accese, i riflessi sull’acqua del fossato si tingono di sfumature arancio, donando uno spettacolo bellissimo e un’emozione che non so descrivere.
Città Padernello, frazione di Borgo San Giacomo
Provincia Brescia
Regione Lombardia
Coordinate GPS 45°21′32.19″N 9°59′33.17″E
Come arrivare
In auto: da Brescia. Seguire la Strada Provinciale SP9 in direzione sud-est per una trentina di chilometri. Seguire la segnaletica che indica il castello. C’è un comodo parcheggio proprio all’inizio del paese.
Cosa visitare nei dintorni
– Ponte San Vigilio di Giuliano Mauri a Padernelo (BS)
– Orzinuovi (BS)Per saperne di più
È possibile trovare tutte le informazioni relative al Castello di Padernello ed agli eventi che lo riguardano sul sito https://www.castellodipadernello.it/it/.
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